Il decreto Dignità ai nastri di partenza
A pochissimi giorni dall’entrata in vigore del decreto Dignità, che dal 12 luglio vieterà di fatto la pubblicità dei giochi online e delle scommesse sportive su tutti i media e su internet, c’è molta incertezza sull’efficacia del decreto, che a detta di molti rischia di danneggiare il settore dei giochi online, senza ottenere alcun effetto positivo in tema di lotta alla ludopatia.
Le aziende che operano nel settore dei giochi online temono di vedere calare il proprio fatturato, e di non riuscire a recuperare le spese relative agli investimenti pubblicitari sostenuti fino a oggi, inclusi i costi delle licenze e concessioni. Il mondo del calcio teme di perdere le sponsorizzazioni dei grandi gruppi di scommesse sportive, con pesanti conseguenze per i bilanci delle società di calcio. Per gli stessi motivi, i media rischiano di dover rinunciare alla copertura mediatica di eventi e manifestazioni sportive.
In attesa di valutare l’efficacia del decreto Dignità, e di osservare gli effetti che avrà sul settore dei giochi online, facciamo un piccolo riepilogo della storia del provvedimento, e una stima degli scenari che potrebbero prospettarsi nei prossimi mesi.
Come è nato il decreto Dignità.
La nascita del decreto Dignità risale all’anno scorso, e precisamente al 12 agosto 2018. Con il decreto l’esecutivo mirava a stabilizzare il mercato del lavoro, e infatti i primi tre punti del provvedimento riguardavano la situazione dei lavoratori precari italiani. Il quarto punto invece aveva come obiettivo la lotta alla ludopatia, una patologia che negli ultimi anni ha colpito sempre più italiani, giovani e non solo, che hanno contratto una vera e propria dipendenza dal gioco ossessivo. La strada scelta dall’esecutivo per contrastare il diffondersi della ludopatia tra gli italiani è stata quella di limitare l’esposizione di questi ultimi alle attraenti, e a volte aggressive, campagne pubblicitarie presenti su tutti i media, che abbiano come oggetto il gioco online, le scommesse sportive e tutte le forme di gioco d’azzardo in generale, ovunque cioè sia in palio una vincita in denaro.
A dire il vero, più che di una limitazione della pubblicità dei giochi d’azzardo si parla di un vero e proprio divieto (dettagli nella presentazione completa del decreto), esteso a qualunque media e a tutte le forme di gioco online, comprese anche le sponsorizzazioni di eventi e squadre sportive. Il divieto riguarda non solo la pubblicità su tv e radio, ma anche quella sulla stampa, su internet e perfino le affissioni.
Gli unici giochi esclusi dal decreto sono il Lotto, la Lotteria Italia e il Superenalotto. I motivi sono legati alla familiarità di questi giochi, che ormai fanno parte delle abitudini degli italiani, e non sono stati ritenuti rischiosi per lo sviluppo del gioco patologico. Ma tra i motivi che stanno dietro all’esclusione dal divieto di pubblicità, c’è forse anche la preoccupazione del governo riguardo il possibile calo di interesse verso questi giochi, che ancora oggi costituiscono una fonte di guadagno molto importante per le casse dell’Erario.
Le altre iniziative a sostegno del decreto Dignità.
A sostenere la lotta contro la ludopatia in Italia, e forse anche più del decreto Dignità, sono nate anche altre iniziative in questi anni, ad opera ad esempio di comuni e regioni che hanno posto limitazioni alla pubblicità dei giochi online prima ancora che nascesse il decreto. Tra le novità che sono nate negli ultimi mesi, vanno considerati anche gli interventi di carattere sociale, quali la possibilità per gli esercizi pubblici di esporre un marchio No Slot o Slot Free, per garantire ai clienti che in quel locale non sono presenti slot machine o videolottery, considerate negli ultimi anni una vera piaga sociale.
Anche il decreto Dignità pone una certa limitazione ai giochi d’azzardo offerti nei locali pubblici, per la verità, prevedendo l’obbligo di dotare ogni macchina slot o VLT di un apposito lettore di tessera sanitaria, alla stregua dei distributori automatici di sigarette, e imponendo una tassazione più alta su slot e VLT.
Le reazioni al decreto Dignità.
Le reazioni all’introduzione del decreto Dignità sono state per lo più critiche nei confronti del provvedimento stesso, per vari motivi. Gli operatori del settore dei giochi online vedono nel divieto di pubblicità dei giochi online un pericolo per il loro business, per via dei presumibili cali di fatturato che seguiranno all’entrata in vigore del provvedimento.
Le critiche al decreto Dignità non sono venute solo dalle società di gestione dei giochi online: anche le concessionarie dei casinò virtuali hanno levato gli scudi contro il provvedimento, sostenendo che l’entrata in vigore della legge rischia di mettere in crisi il recupero degli investimenti nell’acquisto delle licenze, e non solo. Il divieto di sponsorizzare le squadre di calcio di ogni livello, dalla Serie A in poi, potrebbe vanificare le strategie di marketing avviate anche solo un anno prima, per via del mancato ritorno pubblicitario dalle sponsorizzazioni e dagli spot pubblicitari.
Ma anche il mondo del calcio rischia di veder mancare, dal prossimo anno, una fetta importante di introiti. Le società di giochi online e di scommesse sportive sono infatti tra i main sponsor di ben 15 squadre del campionato maggiore, e non appena il decreto Dignità entrerà in vigore è prevedibile che tali società dirotteranno i propri investimenti pubblicitari verso i campionati delle altre nazioni europee, con un danno grave per tutto il settore calcistico in Italia, che perderebbe in competitività.
A limitare i danni, ma solo in parte, è intervenuta la proroga che ha spostato l’entrata in vigore del decreto, dal 1° gennaio al 12 luglio di quest’anno, consentendo agli sponsor di essere presenti sulle maglie dei giocatori fino al termine dello scorso campionato di calcio.
I temuti effetti del decreto Dignità sul settore calcistico.
Il mondo del calcio rischia comunque di essere il più colpito dal decreto Dignità, dopo il settore dei giochi online e delle scommesse sportive. Secondo le stime degli esperti, gli investimenti pubblicitari che ruotano attorno al settore calcistico italiano ammontano a circa 200 milioni di euro l’anno. I club di calcio e le leghe, in particolare, sono i destinatari di una buona metà degli investimenti: non sorprende quindi che siano i più preoccupati dall’introduzione del decreto, essendo quelli che avrebbero più da perdere dalla sua introduzione.
I media e le tv sono anch’essi fortemente foraggiati dagli sponsor del settore dei giochi online e delle scommesse sportive. I mancati guadagni di eventi, manifestazioni e sponsorizzazioni in genere ammonterebbero a più di cento milioni di euro l’anno, una cifra che oggi sostiene i costi di molte trasmissioni sportive. Un calo così drastico e improvviso delle sponsorizzazioni di tutto il mondo legato al calcio potrebbe sconvolgere gli assetti di molte società, che dovrebbero riformulare i loro piani di business per sopperire alle minori entrate pubblicitarie, stimate in più di 700 milioni di euro nel prossimo triennio.
Le reazioni di molte società di calcio, e soprattutto delle leghe di club calcistici, non si sono fatte attendere. Le critiche al decreto Dignità sono state mosse non solo sul piano economico e finanziario, ma anche su quello sociale. Tra le varie critiche, c’è infatti chi sostiene che il provvedimento rappresenti un serio pericolo per un temuto ritorno ai fenomeni illegali del recente passato, in particolare il totonero e il calcio-scommesse, che hanno danneggiato non solo le società di calcio, ma l’intero comparto calcistico italiano, mettendone in discussione la regolarità dei campionati di ogni livello, e facendo fuggire gli investitori stranieri.
I primi effetti del decreto.
In attesa che il decreto Dignità entri in vigore, grazie al rinvio contenuto nel provvedimento Milleproroghe, si possono già osservare alcuni effetti che riguardano il comportamento dei giocatori e degli scommettitori. Nei primi mesi di quest’anno c’è stato un calo di circa il 4% dei ricavi, e di quasi il 26% dei profitti, degli operatori del settore dei giochi online, ovvero i concessionari in possesso di licenza dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Guardando bene ai dati, però, parrebbe che l’abitudine al gioco d’azzardo degli italiani non si sia placata, ma che si sia invece fatta attrarre dai tanti operatori di giochi online senza licenza, che operano da località offshore e che quindi non pagano le tasse in Italia.
Un danno quindi solo per le casse dell’Erario, che rischia di vedere calare l’ammontare globale delle entrate dal settore dei giochi, nonostante abbia alzato il livello di tassazione sui giochi. I giocatori, dal canto loro, rischiano di finire nelle maglie degli operatori non ufficiali, sulla correttezza dei quali lo Stato non può vigilare. Mancherebbero quindi le garanzie, per quanti giocano sui siti non autorizzati, di un gioco regolamentato e sicuro, che garantisca un’equa ripartizione delle vincite e dei montepremi in gioco.
Le previsioni sull’efficacia del decreto Dignità
Sebbene sia ancora troppo presto per fare una previsione attendibile sul futuro del settore dei giochi online, parrebbe che al momento gli effetti di contrasto alla ludopatia, che sono l’obiettivo primario dichiarato del provvedimento, siano ancora tutti da dimostrare. Questa è anche la valutazione dei maggiori operatori del gioco regolamentato e ufficiale, che ritengono il divieto di pubblicizzare i giochi online una mossa sbagliata da parte del governo.
Come per il rischio di un ritorno al totonero per il settore delle scommesse calcistiche, anche nel settore dei giochi online esiste un pericolo in agguato: il proliferare dei siti online di giochi illegali, peraltro facilmente raggiungibili oggi anche dai dispositivi mobili, con scarsi controlli sul gioco da parte dei minori. Il decreto rischia perciò di non riuscire a contrastare il diffondersi della ludopatia, ma si teme anzi che possa causarne l’aumento, specialmente tra le fasce di giocatori più giovani, meno informati e più ingenui di fronte alle trappole di siti illegali e a volte truffaldini.
Quale sarà l’efficacia del decreto Dignità, sulla lotta alla ludopatia, è quindi al momento piuttosto difficile da dire. Certo è che i segnali al momento non sono positivi, e il provvedimento rischia solo di non colpire nel segno, danneggiando solo gli operatori legali e i concessionari di giochi perfettamente legali, causando minori introiti per il settore dei media, e creando non poche difficoltà a tutto il mondo del calcio italiano, in primo luogo ai club.